Gli anni neri by John Foot

Gli anni neri by John Foot

autore:John Foot
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2022-12-15T00:00:00+00:00


Giustizia fasulla: il processo Matteotti. Chieti, marzo 1926

Per il caso Matteotti era impossibile non far celebrare un processo, ma il regime fece del suo meglio per trasformare qualsiasi senso di giustizia in una farsa, e per ritardare i procedimenti quanto più possibile. Invece di tenersi a Roma il processo fu relegato nella piccola (e fascista) città di Chieti. Il collegio che rappresentava il defunto, di cui faceva parte l’avvocato socialista Modigliani, dovette subire delle minacce, così come la sua famiglia. La moglie di Matteotti, Velia, scrisse preventivamente al tribunale, affermando: «Volevo solo Giustizia. Gli uomini me l’hanno negata. L’avrò dalla storia e da Dio»11. Tentava in tal modo anche di proteggere Modigliani e i suoi compagni socialisti da altre bastonature fasciste, o peggio. Un processo per omicidio era diventato «una triviale formalità»12. Modigliani aveva accettato il ruolo di avvocato di parte civile per conto della famiglia di Matteotti, ma a causa delle minacce e delle violenze la famiglia si ritirò e consigliò a Modigliani di fare lo stesso. Modigliani fu di nuovo malmenato a Napoli nel luglio 1926 e la sua casa di Roma venne poi devastata da «due camions di fascisti e militi»13.

Roberto Farinacci era uno dei cinque avvocati difensori nominati per gli assassini; il suo cliente, Amerigo Dùmini, era il capo del gruppo. Farinacci non era un granché come avvocato ma sfruttò pienamente l’opportunità. Mussolini voleva tenere il tutto sottotono quanto più possibile, ma Farinacci politicizzò il processo. Sostenne che la morte di Matteotti era stata necessaria per il trionfo del fascismo. Il linguaggio da lui usato era volgare, descriveva Matteotti come un «gran porco»14: «Un uomo che aveva tutto questo passato – chiedeva retoricamente alla giuria Farinacci – non doveva costituire per tutti gli onesti, per tutti coloro che hanno amato e sofferto per la patria, una provocazione permanente?»15. Farinacci organizzò anche manifestazioni di squadristi a Chieti, con «alcune migliaia di camicie nere»16. Mussolini era infuriato17. Di lì a poco destituì Farinacci dalla carica di segretario del Partito fascista e lo rimandò in provincia18.

Il processo fu chiuso e archiviato in soli nove giorni (il paragone con Empoli era stridente); l’esito era già scritto. Solo alcuni degli squadristi che erano stati presenti nell’automobile furono processati, e nessuno di coloro che avevano organizzato o ispirato l’azione salì mai sul banco degli imputati. Perdipiù la morte di Matteotti fu ritenuta accidentale, conseguenza infausta di un eccesso di zelo squadrista. A tre degli uccisori di Matteotti furono comminate pene simboliche (5 anni e 11 mesi a ciascuno) per omicidio preterintenzionale, poi ulteriormente ridotte grazie a un’altra amnistia. Entro due mesi, in ragione del periodo già trascorso in carcere, erano tutti liberi.

Le richieste avanzate da Velia Matteotti per riavere indietro alcuni degli abiti e degli effetti personali del marito rimasero lettera morta. Si disse che le cose di Matteotti erano state distrutte e che il coltello che l’aveva probabilmente ucciso era stato messo all’asta. Uno degli avvocati personali di Velia fu perseguitato, costretto a lasciare Chieti e dovette lavorare sotto falso nome.



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